Ieri. Vado a votare alle primarie del PD. Folla discreta, nonostante Treviso sia una delle capitali italiane della Lega Nord (stando agli ultimi risultati, Marino - la mai scelta - ha preso il 15%, più di Emilia Romagna - 12% - e Toscana - 13%. Per fortuna in Veneto non c'è solo l'Ombralonga). Ma una cosa mi colpisce: i votanti sono praticamente tutti sui 50, 60 anni. Pochi trentenni (tra cui il sottoscritto) e neppure un ventenne.
La cosa, che mi era già stata segnalata dai miei (stessa situazione in altri momenti della giornata) mi viene confermata su Comicus in riferimento ad altre parti d'Italia.
Eravamo così concentrati su come costruire il PD che ci siamo completamente dimenticati i giovani. Un errore molto grave che potrebbe essere anche fatale al partito in un tempo politicamente brevissimo (dieci, quindici anni), quando la nomenklatura attuale sarà ormai vetusta e probabilmente anche gli elettori. Oggi come oggi il PD sembra un partito totalmente incapace di affascinare i giovanissimi, non dico di sedurli, ma anche solo di parlare di cose a loro comprensibili e presenti. L'appeal di persone come Bersani, d'Alema, Franceschini in questo campo è assolutamente nullo (forse Marino, in nome del suo interesse per i diritti civili, riesce a racimolare qualcosa).
Chi vota il PD oggi? Stando a tutti gli indizi, direi i vecchi militanti del PCI, proprio gli stessi, che hanno pazientemente seguito tutte le metamorfosi del partito, in DS, in Ulivo, in PD; abbandonando nel frattempo le frange più ideologicizzate. Sono convinto che se si dovesse fare un confronto oggi, si vedrebbe che il bacino - e la percentuale di voti - del PD attuale è sostanzialmente lo stesso del vecchio PCI di Berlinguer (per contro, i "comunisti" dichiarati sono definitivamente scomparsi, vedansi gli imbarazzanti risultati di partiti come Sinistra e Libertà). Ma nessun vero ricambio generazionale, nè fra i politici nè fra i votanti. Non ho mai conosciuto in vita mia un diciottenne simpatizzante del PD (o del vecchio Ulivo, per quello). Per contro ho conosciuto molti diciottenni simpatizzanti di Forza Italia, di AN o (soprattutto) della Lega. Direi che al PdL è riuscito quello che non è riuscito al PD: creare una nuova generazione di elettori, o se non altro rendere il credo berlusconiano (o leghista, o finiano) familiare ai giovanissimi.
Per anni si è pensato (ho pensato) che il PdL (o comunque fosse chiamato lo schieramento di Berlusconi), venuto meno il capo (per motivi naturali o per troppe compromissioni dovute, per esempio, ai processi) si sarebbe sciolto come neve al sole, lasciando i litiganti (Lega, ecc) a disputarsi i resti. Non la penso più così. Probabilmente lo stesso Berlusconi non lo aveva del tutto pianificato, ma oggi che la Lega si sta sedimentando come nuovo partito dei lavoratori in tutta Italia (persino in Umbria! Roba che se me l'avessero detta 5 anni fa non ci avrei creduto); oggi che Fini si sta ponendo su posizione più moderate e progressiste della sinistra stessa; oggi che insomma più o meno tutti si proiettano sul dopoBerlusconi, la concreta possibilità che il PdL sopravviva al Cavaliere diventa sempre più concreta.
Naturalmente bisognerà vedere che ruolo giocheranno in tutto questo i mezzi di comunicazione berlusconiani, vera forza del partito, ma nel PdL cominciano a evidenziarsi diverse anime (riunite da una disciplina invidiabile, sicuramente in nome del potere, mentre nel PD ci si sbrana come tanti cani affamati) che potrebbero, in un futuro non troppo lontano, offrire una certa scelta agli elettori del domani... E lasciando il PD nelle retrovie. Un futuro elettore progressista e un futuro reazionario potrebbero scegliere non il primo il PD e il secondo il PdL, ma il primo l'ala moderata del PdL (quella oggi inaugurata da Fini) e il secondo quella estremista (da Lega a postfascisti la scelta non manca). Per non parlare dei cattolici. Abbandonando il PD in quanto entità già vecchia o comunque totalmente estranea.
La cosa, che mi era già stata segnalata dai miei (stessa situazione in altri momenti della giornata) mi viene confermata su Comicus in riferimento ad altre parti d'Italia.
Eravamo così concentrati su come costruire il PD che ci siamo completamente dimenticati i giovani. Un errore molto grave che potrebbe essere anche fatale al partito in un tempo politicamente brevissimo (dieci, quindici anni), quando la nomenklatura attuale sarà ormai vetusta e probabilmente anche gli elettori. Oggi come oggi il PD sembra un partito totalmente incapace di affascinare i giovanissimi, non dico di sedurli, ma anche solo di parlare di cose a loro comprensibili e presenti. L'appeal di persone come Bersani, d'Alema, Franceschini in questo campo è assolutamente nullo (forse Marino, in nome del suo interesse per i diritti civili, riesce a racimolare qualcosa).
Chi vota il PD oggi? Stando a tutti gli indizi, direi i vecchi militanti del PCI, proprio gli stessi, che hanno pazientemente seguito tutte le metamorfosi del partito, in DS, in Ulivo, in PD; abbandonando nel frattempo le frange più ideologicizzate. Sono convinto che se si dovesse fare un confronto oggi, si vedrebbe che il bacino - e la percentuale di voti - del PD attuale è sostanzialmente lo stesso del vecchio PCI di Berlinguer (per contro, i "comunisti" dichiarati sono definitivamente scomparsi, vedansi gli imbarazzanti risultati di partiti come Sinistra e Libertà). Ma nessun vero ricambio generazionale, nè fra i politici nè fra i votanti. Non ho mai conosciuto in vita mia un diciottenne simpatizzante del PD (o del vecchio Ulivo, per quello). Per contro ho conosciuto molti diciottenni simpatizzanti di Forza Italia, di AN o (soprattutto) della Lega. Direi che al PdL è riuscito quello che non è riuscito al PD: creare una nuova generazione di elettori, o se non altro rendere il credo berlusconiano (o leghista, o finiano) familiare ai giovanissimi.
Per anni si è pensato (ho pensato) che il PdL (o comunque fosse chiamato lo schieramento di Berlusconi), venuto meno il capo (per motivi naturali o per troppe compromissioni dovute, per esempio, ai processi) si sarebbe sciolto come neve al sole, lasciando i litiganti (Lega, ecc) a disputarsi i resti. Non la penso più così. Probabilmente lo stesso Berlusconi non lo aveva del tutto pianificato, ma oggi che la Lega si sta sedimentando come nuovo partito dei lavoratori in tutta Italia (persino in Umbria! Roba che se me l'avessero detta 5 anni fa non ci avrei creduto); oggi che Fini si sta ponendo su posizione più moderate e progressiste della sinistra stessa; oggi che insomma più o meno tutti si proiettano sul dopoBerlusconi, la concreta possibilità che il PdL sopravviva al Cavaliere diventa sempre più concreta.
Naturalmente bisognerà vedere che ruolo giocheranno in tutto questo i mezzi di comunicazione berlusconiani, vera forza del partito, ma nel PdL cominciano a evidenziarsi diverse anime (riunite da una disciplina invidiabile, sicuramente in nome del potere, mentre nel PD ci si sbrana come tanti cani affamati) che potrebbero, in un futuro non troppo lontano, offrire una certa scelta agli elettori del domani... E lasciando il PD nelle retrovie. Un futuro elettore progressista e un futuro reazionario potrebbero scegliere non il primo il PD e il secondo il PdL, ma il primo l'ala moderata del PdL (quella oggi inaugurata da Fini) e il secondo quella estremista (da Lega a postfascisti la scelta non manca). Per non parlare dei cattolici. Abbandonando il PD in quanto entità già vecchia o comunque totalmente estranea.
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