martedì 9 giugno 2009

Bilancione postelezioni europee

Bilancio
1-PdL. Ferito ma non domo? In senso concreto, non cambia praticamente nulla, anzi, alcune province storiche stanno venendo strappate al PD. In senso ipotetico, però, è la prova che attaccare Berlusconi e stigmatizzare ogni sua porcheria paga. Rispetto all'impressionante, ipotizzato, 40% del dopo terremoto, è in grosso calo. Speriamo che Repubblica non molli l'osso. D'altronde, non si tratta nemmeno di propaganda elettorale, ci sono cose che dovrebbero far venire la nausea a chiunque a prescindere dal colore politico, ma certi votanti hanno moquette di pelo sullo stomaco.

2-Lega. Letale. Per anni la Lega è stato considerato - a ragione - un partito umorale, in pratica degli ubriachi da osteria che potevano avere successo o floppare a seconda di come tirava il vento. Ed era veramente così. Peccato che col passare del tempo si siano superficialmente ripuliti e stiano diventando una forza da controbattere mettendo radici in praticamente tutta Italia. Tra un paio d'anni diventeranno definitivamente il partito dei lavoratori, prendendo il posto (anzi, lo hanno già fatto) dei vecchi partiti comunisti.

3-PD. E vabbè. è andata male, poteva andare peggio. Intanto siamo già lontani dal buonismo suicida di Veltroni, ed è già un passo avanti. Adesso si devono dare una smossa e in fretta. La Serracchiani votata più di Silvio in Friuli. Ci vogliono altre conferme che è la vecchia nomenklatura che la gente non regge, e non il PD?

4-IdV. Vedi 1. L'antiberlusconismo e la capacità di indignarsi pagano. Non diventerà mai un partito che si fondi su gambe diverse da quelle di Di Pietro, ma come pungolo per il PD può andar bene. Anche perchè per quanto Di Pietro possa saltuariamente rompere i coglioni, non arriverà mai all'estremo di far cadere un governo che lo comprenda (al contrario di Mastella o la vecchia Rifondazione). Il suo nemico numero 1 è Berlusconi, come dice ad ogni ora. E il fatto di non avere un'ideologia dietro ma solo posizioni civili lo rende parecchio condivisibile.

5-UdC. Mah. Ancora non ho capito se è un successo o una semplice conferma che Casini succhia il voto degli indecisi. Vedremo.

6-Sinistra e Libertà e Rifo. Ennesima conferma che le vecchie categorie politiche e ideologiche non funzionano più. I poster in campagna elettorale di PD, PdL, eccetera, dicevano tutti : vota il lavoro, per un futuro migliore, eccetera. Poster di Rifo: "VOTA COMUNISTA" (a caratteri cubitali). Come nei manifesti per gli operai degli anni '70. Operai di oggi: "Che è, roba che si magna?". Il nemico numero 1 di Rifondazione è Sinistra e Libertà. Il nemico numero 1 di Sinistra e Libertà è Rifondazione. Ognuno tiene all'annientamento nell'altro. In tal senso, queste elezioni sono state un successo. Per entrambi....

7-Radicali. Gli unici su cui mi sento di dire che ora come ora non hanno un futuro.

giovedì 4 giugno 2009

L'undicesima domanda

Le dieci domande di Repubblica a Berlusconi stanno venendo ripetute pressocchè quotidianamente, e hanno anche fatto proseliti. Ed è un bene: pian piano stanno entrando nell'uso comune, "dieci domande" sta pian piano diventando un'espressione fissa, proverbiale, come "toghe rosse" o "giustizia ad orologeria" (aveva ragione Antonio La Trippa ).
Io però avrei un'ulteriore domanda che mi perseguita da un paio di giorni. Ossia: perchè DIAVOLO Berlusconi si è messo a fare le smorfie in pubblico alla parata del 2 giugno? All'inizio confesso di non averci fatto caso. Poi però, stimolato da un po' di osservazioni da parte di quei diavolacci di Repubblica (al solito), ha cominciato a venirmi qualche dubbio. Guardare per credere.
Perchè le ha fatte? è assurdo! Non che io non ritenga Berlusconi capace di gaffe nelle occasioni più solenni, al contrario, ma stavolta c'è qualcosa di diverso. Di solito le spiritosaggini di Berlusconi vengono fatte in occasioni più private, in cui il suo ruolo è quello di ospite o di diplomatico. Un modo (ovviamente grezzo) di fare il simpatico, come gli industriali alle riunioni d'azienda. Ma di solito, in occasioni ufficiali come questa (quando ci va) cerca di darsi un tono più serio, ufficiale, rispettoso ecco. A memoria, è la prima volta che si mette a fare espressioni buffe o ridicole in una situazione così seriosa in cui il suo ruolo è defilato. Ha qualcosa d'inquietante, sembra che non riesca a trattenersi: mi ha fatto venire in mente quei tipi matti da legare che si spogliano nudi per strada e finiscono arrestati dalla buoncostume. Italia. Dove il surreale diventa reale!

mercoledì 3 giugno 2009

A, uè uì, la fortuna viene qui...

GobboTempo di elezioni. Storiche, stavolta (pare).
Scelte possibili:

1-Sinistra e libertà. Vendola non è malaccio, ma la possibilità che ha questo partito di contare qualcosa, anche solo per "mandare un segnale", è nulla. Ricordo il congresso di quando? Un anno fa? Resoconto tragicomico su Repubblica della scissione in fieri fra Vendola e Ferrero, candidati che vanno sul palco mentre un coro minaccioso degli avversari di partito intona Bandiera Rossa sottovoce; a suggello di tutto, micidiale (e perfetta) vignetta di Giannelli il giorno dopo con due gatti che se ne vanno da una parte e due dall'altra...

2-Rifondazione e PDCI. Il commento di Diliberto sulla mancata vittoria del 2008 soltanto "perchè non avevano esibito il simbolo della falce e martello" (complimenti per la profondità di analisi) è stata l'ultima goccia. Non avrete il mio scalpo.

3-PdL. Ci sto pensando seriamente. Apposta per portargli sfiga, più che altro. Dovrò controllare il mio oroscopo. Basato nel mangiare.

4-Italia dei Valori. Ha la stessa profondità ideologica di un carrozzone da mercato, ma Di Pietro continua ad avere quel bel fascino maschio, genuino, odoroso di fieno e caciocavallo, che me lo fece apprezzare ai tempi di Tangentopoli. Una specie di commissario Montalbano in carne ed ossa. E poi, è l'unico con le cui esternazioni mi trovo quasi sempre d'accordo. Vedremo.

5-PD. Glielo vogliamo dare un premio di consolazione a questo povero Franceschini? Un po' ci ha provato, poraccio. E con d'Alema, Rutelli e compagnia che gironzolano come condor facendo piani schifi senza mai esporsi veramente la vita non deve essere facile. Ma ve lo ricordate Veltroni? Eh, tanto tempo fa. Cosa si arriva a votare per disperazione. Quando faceva un discorso cercando di soffocare l'accento romanesco era quasi più fasullo di Crozza quando di Veltroni ne faceva l'imitazione. Letale. Una delle peggiori campagne elettorali di sempre. Un tentativo di scimmiottare Obama copiando financo lo slogan, poster e spot finto-simpatici (avete presente quando uno racconta una barzelletta che non fa ridere? Uguale!). E persino errori marchiani di propaganda. Chi se l'è sognata di mettere il faccione di Veltroni in primo piano sui manifesti elettorali? Con il porro sul mento che sta lì in agguato nell'ombra? Tanto Franceschini sta già per andare via, dopo la vittoria (sigh) del centrodestra, l'ennesima, salterà fuori qualcun altro, forse Bersani. Ahh, se solo fosse leader la Serracchiani...

martedì 2 giugno 2009

Gli ultimi giorni di Pompei?

Nerone In questi giorni sulla testa di Berlusconi si è scatenato ogni genere di scandali: divorzio chiesto dalla moglie, ennesimo processo (il caso Mills) finito con forti e gravi implicazioni per il cosiddetto premier, monnezza a Palermo come se piovesse (che si tratti di una manovra per prendere distanze da Lombardo, che sta facendo il diavolo a quattro per staccarsi dal PdL?), Repubblica incattivita e tosta come non mai, bilanci impietosi dai giornali esteri, gaffe sui terremotati e via dicendo. Ma soprattutto, tanto, tanto sesso. Dopo la tragicomica vicenda su Noemi e papi Silvio (è la figlia illegittima? Non lo è? Se la tromba?) emergono particolari sconcertanti sulle feste in villa di Berlusconi. Scenari degni di Caligola, party con centinaia di giovinette in topless, Apicella che apre cortei di veline suonando la chitarra dopo essere trasportato con voli di stato e chi più ne ha più ne metta.

Berlusconi è il motivo per cui ho cominciato ad interessarmi di politica. Non sono mai stato un militante, e non mi piace l'idea di sposare un'ideologia. Significherebbe adottare una linea di partito, e quindi attenersi ad un pensiero dominante, anche quando è vetusto. Molti movimenti, soprattutto di sinistra, hanno fatto quella fine: Bertinotti, Diliberto, Ferrero e in generale tutti i partiti di sinistra per così dire massimalista ancora devono riprendersi dallo shock per aver perso una quantità sconcertante di consensi in favore della Lega, persino in regioni come l'Umbria. Non riescono a concepire che il mondo li ha semplicemente lasciati al palo, che oggi le categorie non sono più capitalismo e comunismo, che la società ha adottato una serie di concetti (immigrazione, globalizzazione, e via dicendo) entro i quali è pressocchè impossibile declinare le classiche dottrine ideologiche. Non hanno saputo davvero rinnovarsi, tant'è che oggi Berlusconi (un padrone, secondo le vecchie distinzioni) è votato quasi più dagli operai che dagli industriali.

Insomma ho sempre avuto solo posizioni civili, non politiche. Posizioni che hanno finito nove volte su dieci per coincidere con analoghe posizioni di sinistra, ed è per questo che il mio voto è andato sempre in quella direzione. Quello che voglio dire è che però non mi sento pregiudizialmente contrario alla destra. Purchè non si tratti di fascisti o di Lega, boh, non ho grossi problemi ad ammettere una politica civile di destra. Specialmente in un paese come l'Italia dove si sono spartite anche le parole, per cui incredibilmente termini come "libertà" sono appannaggio della sinistra e "legalità" della destra (quando invece dovrebbero essere parte del patrimonio comune, super partes).

Berlusconi mi ha praticamente obbligato a prendere posizione. Ho sempre trovato sconcertante che un uomo con un passato così poco pulito, con un'esistenza che è l'emblema del contrario di una vita davvero civile, fosse alla guida di un paese. In altre parole: sono antiberlusconiano, e me ne vanto. E d'altra parte credo di essere in buona compagnia: sono convinto che la stragrande maggioranza delle persone che hanno votato prima Ulivo e dopo PD non lo abbiano fatto per motivi ideologici, ma meramente, appunto, civili (il che spiega la disomogeneità della sua base... Dagli universitari senza lavoro, ai cattolici disgustati per la mancanza di etica del Cavaliere ai postcomunisti). La battaglia fra berlusconiani ed antiberlusconiani si è sempre svolta sulla base di filosofie di vita opposte e pressocchè inconciliabili, proprio a livello quotidiano, non di fedi ideologiche o interpretazioni di scritti filosofici.

In tal senso, per dirla tutta, trovo ancora più sconcertante che praticamente nessuno dei votanti di Berlusconi prenda mai una posizione chiara e definitiva contro di lui, o lo metta in discussione. A sinistra i dubbi sui leader non sono mai mancati, le messe in questione sono arrivate al limite del masochismo. E d'altra parte c'è da chiedersi se personaggi come d'Alema, con una faccia tosta ai limiti dell'incredibile, siano davvero incompatibili - come io vorrei - con il Cavaliere. Non amo il grillismo, trovo molte posizioni dei del Grillo nazionale feroci e violente quanto inutili, qualunquiste e poco costruttive. Ma è significativo che così tante persone si riconoscano in un movimento che prende di mira allo stesso modo destra e sinistra partitica.
Ciononostante, una posizione bisogna pur prenderla e benchè spesso la mia sia stata una scelta per il "male minore", non mi sono mai vergognato dei voti che ho dato. Pentito magari sì: quando mi sono trovato costretto a votare candidati da poco (Rutelli, brr), o che si sono rivelati una delusione dopo le elezioni (Veltroni, Bertinotti... No, Prodi non mi ha deluso). Ma mai vergognato. Ho sempre fatto la scelta che consideravo eticamente più corretta fra due movimenti che comunque presentavano delle differenze profonde fra loro, e credo che anche in futuro potrò voltarmi indietro senza dover arrossire per aver votato solo secondo interesse, specialmente se questo interesse andava contro dei principi costituzionali.

Tanto per essere chiari, sono assolutamente convinto che pressocchè tutte le accuse rivolte a Berlusconi, dai famosi rapporti con Mangano a quelli, di altra natura con Naomi Letizia siano assolutamente vere e fondate.

E comunque: siamo alla fine? Chissà. In tanti anni ho sentito urlare al termine della carriera politica di Berlusconi moltissime volte, quasi sempre a sproposito. C'è stato un momento, verso la fine del suo secondo governo, in cui sembrava che non gli restasse che scavarsi la fossa e nascondersi dentro. Eppure è tornato, forse perchè i suoi avversari (ma anche i suoi alleati, in un certo senso), non sono mai riusciti veramente a capire il succo della sua politica, del consenso di massa che riesce a riscuotere: un misto di pragmatismo cinico, desiderio di emulazione e populismo.

Però... Mah. Negli ultimi tempi mi sono spesso sorpreso a ridimensionare il personaggio. In quindici anni lo si è ritratto in tutti i modi: abile imprenditore, squalo cinico e furbissimo in grado di aspettare per mesi che gli avversari cadano in fallo, e così via. Ma è poi vero? Gli scenari imbarazzanti che lo hanno visto protagonista ultimamente, dalle gaffe a questi patetici corteggiamenti satireschi, mi hanno fatto pensare se dopotutto non lo abbiamo sopravvalutato. Non a livello di impatto sulla gente o sulla politica italiana (il suo resta sempre un movimento di potenza devastante, che lascerà - ahimè - il segno per decenni), ma proprio di persona. Forse non è mai stato una specie di diabolico supercattivo tipo Blofeld in 007, ma semplicemente un uomo di una certa età, rozzo, di un'intelligenza (puramente pratica) buona ma non eccezionale e afflitto da una megalomania enorme che vassalli e cortigiani hanno assecondato per interesse. La sua forza è stata nella quantità, non nella qualità: cioè nel fatto che i suoi messaggi (piuttosto rozzi) sono stati ripetuti all'infinito milioni di volte e hanno un imbambolato molta, troppa gente. Ma è come se l'Italia negli ultimi vent'anni sia stata un autobus senza veramente nessuno alla guida, nè Berlusconi (che oltre ad essere troppo occupato a badare ai suoi affari non ha neanche l'acume per una guida, nemmeno negativa come può esserla quella di un Pinochet), nè i suoi accoliti. Insomma, ultimamente associo sempre più spesso Berlusconi al Peter Ustinov-Nerone di Quo Vadis.

E alla fine, incredibile a dirsi, tutto questo finirà. Pure nel caso che veramente il suo consenso resti inalterato per sempre, anche Berlusconi dovrà morire, o diventerà troppo vecchio per governare. Credo che un giorno ci sveglieremo con la sensazione di aver vissuto almeno quindici anni di follia collettiva, senz'altro devastanti a livello di politiche sociali e culturali, ma che ormai sono passati. Che vada così è fisiologico. Allora e solo allora (e con la consapevolezza che difficilmente esisterà in futuro un secondo Berlusconi, paro paro a lui) si comincerà a digerire il berlusconismo, a prenderne le distanze e osservarlo in un'ottica più contenuta. Non dico che ci sarà una specie di nuovo Risorgimento, anzi a dir la verità ne dubito; mi sembra più probabile un ritorno ad una situazione da prima Repubblica, con due o tre partiti dominanti (ma non forti come lo era il PdL, grazie a televisioni, giornali e media asserviti). Ma sarà comunque una sorta di normalizzazione rispetto ad oggi. Dove non è riuscita l'etica e la politica, potrà il tempo. Basta aspettare.