sabato 30 maggio 2009

Vincere...

Coppa Bifronte... Il film di Marco Bellocchio, appena finito di vedere, sulla storia della moglie segreta del Duce, Ida Dalser, e del di lui figlio segreto Benito Albino, messi da parte dopo l'ascesa al potere di Mussolini e abbandonati a marcire in manicomio. Non male, con almeno due o tre momenti memorabili, in primis le sequenze finali di delirio (collettivo e privato).
Quanti orrori perdoniamo e tacciamo ai nostri cosiddetti grandi (non che io consideri Mussolini un grande se non nel senso più negativo del termine). Sembra che tutto sia concesso in nome della gloria, anche usare due pesi e due misure: a coloro che potrebbero (secondo noi) permettere un grande progresso dell'umanità consentiamo cose che condanneremmo negli uomini normali. Incidenti di percorso, danni collaterali. Mi chiedo se questo tipo di valutazione - che esiste dalla notte dei tempi - non sia tutto sommato sbagliata. Forse dovremmo deciderci finalmente a comportarci nella stessa maniera coi "grandi" e coi "piccoli": in fondo non bisognava aspettare che ci trascinasse in guerra, per capire che Mussolini era un criminale.

giovedì 21 maggio 2009

L'anima e la carne!

Suora Sexy Nessuno, che io sappia, ha ancora svolto un vero e proprio studio sui rapporti tra l'ascesa al potere di Berlusconi e il tipo di filosofia (umana e civile) che era prospettata nei programmi storici delle reti Mediaset quando ancora si chiamava Fininvest. Eppure sarebbe una ricerca interessante, proprio a livello scientifico: quanto di quell'ingenuo edonismo anni '80 ha formato la generazione di attuali trenta - quarantenni che oggi sono tra i più fieri sostenitori del Cavaliere.

Sono del '79, e quando ero piccolo avevo una passione per Drive In, in particolare per le edizioni condotte da quel mostro da palcoscenico che è Gianfranco d'Angelo. Antonio Ricci al suo massimo, prima di imbolsirsi con la foglia di fico di Striscia la Notizia: Greggio quando ancora faceva ridere! Boldi cipollino e Teocoli al massimo dello splendore! I "a me me pare 'na strunzata" Trettrè! E tante tante, tante curve! Ero ancora un bambino, ma già allora Tinì Cansino e le ragazze Fast Food mi facevano sentire, come dire? Un po' bizzarro... C'era una ragazza credo brasiliana di cui venivano inquadrate SEMPRE ED ESCLUSIVAMENTE culo e gambe: faceva dei commenti taglienti sui fatti del giorno, ed era sempre accompagnata da elefanti, cuccioli di leopardo e leoncini (eh sì, perchè nera=Africa... Ah, beati tempi di razzismo candido ed inconsapevole! Quando Celentano nei suoi film poteva impunemente minacciare un nero del tipo "Zì badrone" di fargli un "occhio nero"...)

Sociologi di ogni genere si affannano a studiare i motivi del trionfo berlusconiano, ma in realtà è una domanda che dovrebbero rivolgere ad Antonio Ricci (anche senza fidarsi troppo della risposta...). C'è un fantastico libretto uscito anni fa, con in allegato una videocassetta, scritto dal patron di Drive In, ossia "Striscia la Tivù". Imprescindibile, per quello che dice e soprattutto per quello che non dice o addirittura nasconde (ma che si può benissimo dedurre tra le righe...). Apparentemente, è una quasi autobiografia dove vengono raccontati i meccanismi comici di Striscia, come nascevano certe battute, e così via). Nei fatti è un trattato di agghiacciante umanità italiana contemporanea: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. La guerra dell'Auditel, invidie e guerre tra presentatori, programmi motivati da rancori e vendette, cinismo, gossip, tette e culi a tutto andare, e persino un incredibile quanto quasi sicuramente inventato incontro con Berlusconi dove il Cavaliere appare un simpatico ed amichevole compagnone.

Oggi un italiano medio liberal che sia cresciuto con questo genere di programmi è una creatura dalla doppia anima: da un lato è rispettoso delle donne e dell'ambiente, ha un grande senso civico, difende i giudici, è contro la pena di morte e tifa Obama. Dall'altro, ha in sè i germi di questo gaudente mondo berlusconiano, a suo modo anche seducente (ecco a volte come nascono certe accuse di "invidia" da parte dei cadetti forzitalioti rivolte alla sinistra, mi sa...). Insomma, ha una tentazione tremenda di sbracarsi, e di entrare in un vortice di paillettes, palazzine, denaro, e lolite scosciate e cretine, ma chi me lo fa fare di sbattermi per difendere questo paese di merda, fateme magna' pure a me. In pratica, un vulcaniano tipo Spock che anzichè reprimere le emozioni con la logica reprime il desiderio (giustamente) vergognoso di lasciarsi andare ai suoi peggio istinti con il senso civico. Pensate a quanti da una posizione civile progressista sono passati al lato oscuro della forza, e oggi sono ancora più convinti del loro berlusconismo dei sostenitori della prima ora. Come diceva Fabrizi in "C'eravamo tanto amati", gli onesti cianno quella purezza che se je capita l'occasione, diventano tarmente mascalzoni che t'ammolleno le fregature pejo de li mascalzoni diciamo normali.

Anche nei circoli di Sinistra e Libertà, del PD e dell'Italia dei Valori si raccontano le barzellette sulle mignotte, e si pensa che sì, beh, è uno schifo, ma in fondo Noemi ci ha un bel culo a mandolino. Hai capito papi...

sabato 16 maggio 2009

Giorni bui

Testa nel muroCome tutti sanno, o dovrebbero sapere, da qualche giorno il governo italiano ha attuato una politica molto serrata di respingimento degli immigrati clandestini individuati nel Mediterraneo. In particolare, un barcone contenente circa 200 extracomunitari libici è stato intercettato e rimpatriato a Tripoli: il gesto ha provocato la gioia del ministro Maroni, che è arrivato a definirlo un "risultato storico". Di fronte alle critiche (avanzate tra l'altro anche dalla CEI), Berlusconi ha apertamente difeso Maroni e pronunciato un incredibile "No all'Italia multietnica".

I commenti del nostro cosiddetto premier non mi preoccupano più di tanto, sinceramente: mi è bastata una passeggiata pomeridiana per la mia città, Treviso (che fra parentesi è pure una delle roccaforti della Lega) per sincerarmi di quanto fossero assolutamente fuori dal mondo. Famiglie asiatiche che portano i bambini ai giardini pubblici, gruppi di persone di colore che si prendono lo spriz al baretto, coppie miste. I commenti di Berlusconi, oltre che immorali, non hanno semplicemente riscontro nella realtà. L'Italia è già multietnica, lo diventerà sempre di più negli anni a venire e non c'è nulla che il Governo, i cittadini o chicchessia possano fare per impedirlo. Ed è giusto che sia così: non esiste cultura che si possa rinnovare senza contaminazioni (parola tremenda che fa venire in mente le epidemie, ma non me ne vengono in mente altre in questo momento), e ragionare in termini di aut aut (per cui l'avvento dei musulmani immigrati provocherebbe una sorta di "guerra civile" con i cattolici) è inutile e dannoso: come insegna il mio idolo, Kapuscinski, le culture sono come contenitori molto ampi all'interno dei quali possono convivere tranquillamente influenze e diversità.

Quello che mi ha veramente amareggiato è stato leggere i commenti dei lettori sui siti di Corriere e Repubblica. Non ho idea di quanto siano rappresentativi dell'Italia nel suo insieme, ma mi auguro di tutto cuore che non facciano testo. C'era da far rizzare i capelli: sfoghi, cattiverie, urla di sollievo per qualcuno che prende finalmente in mano la situazione ed agisce energicamente; persino su un sito dai commenti generalmente piuttosto "liberal" come quello di Repubblica. Ma cosa siamo diventati, ho pensato. Sembrava che queste decisioni avessero fatto esplodere un bubbone che si stava gonfiando da chissà quanto tempo. Da anni ed anni questi lettori si stavano rodendo ed adesso che finalmente qualcuno prendeva una decisione energica (tanto energica quanto superficiale, inutile, fatta solo per solleticare gli istinti più bassi degli italiani in vista delle elezioni europee) finalmente si sentivano sgravati, autorizzati, liberi di urlare al mondo quanto erano stufi ed esasperati.

Ovviamente l'immigrazione è un problema serio e delicato, che comporta - non nascondiamoci dietro un dito - una gran quantità di disagi di vario genere sia per gli ospitanti che per gli ospitati; e non è nemmeno giusto che siano i cittadini italiani a farsi carico di tutti i disagi, anche umani e quotidiani, che comporta un fenomeno come questo, disagio che dovrebbe essere il più possibile mitigato e addolcito dalle istituzioni. E ancora: la colpa di questo atteggiamento di intolleranza è anche in gran parte della sinistra (storica), che non è mai riuscita ad elaborare non dico un convincente e fattibile programma di gestione dell'immigrazione, ma nemmeno a far entrare nel proprio DNA l'idea del rigore della legalità (una legalità democratica e non iniqua, s'intende); e ovviamente va criticato - ma è quasi lapalissiano - l'indecente piglio di media asserviti che quotidianamente lanciano allarmi su allarmi su immigrati romeni, cinesi, africani, mediorientali, a seconda di quello che conviene al momento e al potente di turno.

Ma anche così, anche con tutte le giustificazioni del caso, l'atteggiamento di un cittadino dipende sempre da una scelta individuale. Il marito di Giovanna Reggiani, barbaramente uccisa da un clandestino rom, nonostante una tragedia vissuta in prima persona, ha chiaramente detto che non voleva che il suo diventasse un caso esemplare: non ha generalizzato, non si è lasciato andare a filippiche contro clandestini ed immigrati. Se non l'ha fatto lui, che giustificazione hanno gli italiani comuni il cui coinvolgimento nel problema è molto più contenuto?

Usando alla leggera invettive e dando la stura all'intolleranza più becera, questi italiani non fanno altro che mettere in gioco il futuro dei propri figli. Come ho detto, gli italiani del futuro saranno anche figli di immigrati; e la scelta dell'andamento che avrà questa società viene deciso fin da oggi, dai padri degli italiani "purosangue" i cui figli convivono e convivranno fianco a fianco con le seconde e terze generazioni di extracomunitari. Irrigidimento di fronte ad una realtà inarrestabile produrra inevitabilmente una società rigida, in cui i conflitti quotidiani saranno all'ordine del giorno: non assumersi responsabilità oggi finirà inevitabilmente col compromettere il domani.

venerdì 15 maggio 2009

Cominciamo...

SisifoSto leggendo "Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio", di Massimo Lolli. Ad un certo punto il protagonista, guardando la televisione, riassume una scena del film "Come eravamo" di Sidney Pollack, con Barbra Streisand e Robert Redford (è nella lista infinita che mai esaurirò dei film che devo vedere). Sono due studenti al college; lei è un'intellettuale, politicamente impegnata, che coltiva il sogno di diventare scrittrice; lui, un sempliciotto che non ha interesse per altro al di fuori dello sport. Un giorno entrambi devono sottoporre un racconto ad un professore. Lei ci spende le notti, lavora per settimane: lima, sistema, riscrive. Ma il giorno della presentazione il migliore racconto è quello di Robert, spontaneo, fresco, e viene letto davanti a tutti, con imbarazzo di lui e somma frustrazione di lei; in lacrime Barbra esce, e getta il suo racconto nella spazzatura.

Non ho mai creduto nel talento; credo nelle inclinazioni. Qualcuno ha detto che il vero genio consiste nel saper realizzare la propria aspirazione con il lavoro (ispirazione, traspirazione eccetera). è vero (forse), ma da questa equazione manca un fattore fondamentale: la spontaneità. La cosa più dura non è lavorare su di sè, ma riuscire a conservare la propria genuinità senza seppellirla sotto un lavoro, una gavetta, che è spesso dura e frustrante. Lavorare su se stessi senza lasciarsi snaturare, e quindi anche restare umili. Perchè questa fatica può trasformarsi anche in una forma di autoesaltazione: l'intellettuale che quando comincia a prendersi troppo sul serio, si monta la testa, si esalta. E si perde.

Una fatica che provochi sofferenza psicologica, che faccia venire i sudori freddi, è inutile e dannosa. Serva una fatica sana, che dia al momento dell'atto stesso la coscienza di un lavoro ben fatto, utile, solido come una sedia costruita da un artigiano. Una fatica buona.