sabato 16 maggio 2009

Giorni bui

Testa nel muroCome tutti sanno, o dovrebbero sapere, da qualche giorno il governo italiano ha attuato una politica molto serrata di respingimento degli immigrati clandestini individuati nel Mediterraneo. In particolare, un barcone contenente circa 200 extracomunitari libici è stato intercettato e rimpatriato a Tripoli: il gesto ha provocato la gioia del ministro Maroni, che è arrivato a definirlo un "risultato storico". Di fronte alle critiche (avanzate tra l'altro anche dalla CEI), Berlusconi ha apertamente difeso Maroni e pronunciato un incredibile "No all'Italia multietnica".

I commenti del nostro cosiddetto premier non mi preoccupano più di tanto, sinceramente: mi è bastata una passeggiata pomeridiana per la mia città, Treviso (che fra parentesi è pure una delle roccaforti della Lega) per sincerarmi di quanto fossero assolutamente fuori dal mondo. Famiglie asiatiche che portano i bambini ai giardini pubblici, gruppi di persone di colore che si prendono lo spriz al baretto, coppie miste. I commenti di Berlusconi, oltre che immorali, non hanno semplicemente riscontro nella realtà. L'Italia è già multietnica, lo diventerà sempre di più negli anni a venire e non c'è nulla che il Governo, i cittadini o chicchessia possano fare per impedirlo. Ed è giusto che sia così: non esiste cultura che si possa rinnovare senza contaminazioni (parola tremenda che fa venire in mente le epidemie, ma non me ne vengono in mente altre in questo momento), e ragionare in termini di aut aut (per cui l'avvento dei musulmani immigrati provocherebbe una sorta di "guerra civile" con i cattolici) è inutile e dannoso: come insegna il mio idolo, Kapuscinski, le culture sono come contenitori molto ampi all'interno dei quali possono convivere tranquillamente influenze e diversità.

Quello che mi ha veramente amareggiato è stato leggere i commenti dei lettori sui siti di Corriere e Repubblica. Non ho idea di quanto siano rappresentativi dell'Italia nel suo insieme, ma mi auguro di tutto cuore che non facciano testo. C'era da far rizzare i capelli: sfoghi, cattiverie, urla di sollievo per qualcuno che prende finalmente in mano la situazione ed agisce energicamente; persino su un sito dai commenti generalmente piuttosto "liberal" come quello di Repubblica. Ma cosa siamo diventati, ho pensato. Sembrava che queste decisioni avessero fatto esplodere un bubbone che si stava gonfiando da chissà quanto tempo. Da anni ed anni questi lettori si stavano rodendo ed adesso che finalmente qualcuno prendeva una decisione energica (tanto energica quanto superficiale, inutile, fatta solo per solleticare gli istinti più bassi degli italiani in vista delle elezioni europee) finalmente si sentivano sgravati, autorizzati, liberi di urlare al mondo quanto erano stufi ed esasperati.

Ovviamente l'immigrazione è un problema serio e delicato, che comporta - non nascondiamoci dietro un dito - una gran quantità di disagi di vario genere sia per gli ospitanti che per gli ospitati; e non è nemmeno giusto che siano i cittadini italiani a farsi carico di tutti i disagi, anche umani e quotidiani, che comporta un fenomeno come questo, disagio che dovrebbe essere il più possibile mitigato e addolcito dalle istituzioni. E ancora: la colpa di questo atteggiamento di intolleranza è anche in gran parte della sinistra (storica), che non è mai riuscita ad elaborare non dico un convincente e fattibile programma di gestione dell'immigrazione, ma nemmeno a far entrare nel proprio DNA l'idea del rigore della legalità (una legalità democratica e non iniqua, s'intende); e ovviamente va criticato - ma è quasi lapalissiano - l'indecente piglio di media asserviti che quotidianamente lanciano allarmi su allarmi su immigrati romeni, cinesi, africani, mediorientali, a seconda di quello che conviene al momento e al potente di turno.

Ma anche così, anche con tutte le giustificazioni del caso, l'atteggiamento di un cittadino dipende sempre da una scelta individuale. Il marito di Giovanna Reggiani, barbaramente uccisa da un clandestino rom, nonostante una tragedia vissuta in prima persona, ha chiaramente detto che non voleva che il suo diventasse un caso esemplare: non ha generalizzato, non si è lasciato andare a filippiche contro clandestini ed immigrati. Se non l'ha fatto lui, che giustificazione hanno gli italiani comuni il cui coinvolgimento nel problema è molto più contenuto?

Usando alla leggera invettive e dando la stura all'intolleranza più becera, questi italiani non fanno altro che mettere in gioco il futuro dei propri figli. Come ho detto, gli italiani del futuro saranno anche figli di immigrati; e la scelta dell'andamento che avrà questa società viene deciso fin da oggi, dai padri degli italiani "purosangue" i cui figli convivono e convivranno fianco a fianco con le seconde e terze generazioni di extracomunitari. Irrigidimento di fronte ad una realtà inarrestabile produrra inevitabilmente una società rigida, in cui i conflitti quotidiani saranno all'ordine del giorno: non assumersi responsabilità oggi finirà inevitabilmente col compromettere il domani.

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