
Non ho mai creduto nel talento; credo nelle inclinazioni. Qualcuno ha detto che il vero genio consiste nel saper realizzare la propria aspirazione con il lavoro (ispirazione, traspirazione eccetera). è vero (forse), ma da questa equazione manca un fattore fondamentale: la spontaneità. La cosa più dura non è lavorare su di sè, ma riuscire a conservare la propria genuinità senza seppellirla sotto un lavoro, una gavetta, che è spesso dura e frustrante. Lavorare su se stessi senza lasciarsi snaturare, e quindi anche restare umili. Perchè questa fatica può trasformarsi anche in una forma di autoesaltazione: l'intellettuale che quando comincia a prendersi troppo sul serio, si monta la testa, si esalta. E si perde.
Una fatica che provochi sofferenza psicologica, che faccia venire i sudori freddi, è inutile e dannosa. Serva una fatica sana, che dia al momento dell'atto stesso la coscienza di un lavoro ben fatto, utile, solido come una sedia costruita da un artigiano. Una fatica buona.
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